Il nuovo regno unificato seguito all'avvento della dinastia Tang (618 - 907), che ha consentito alla Cina di emergere da secoli di aspri conflitti interni, ha fortemente incentivato e promosso la diffusione delle arti in tutti i settori, dando nuova linfa anche all'intaglio delle pietre dure. Anche grazie all'avvento di tecniche di lavorazione del tutto innovative rispetto al passato e alla ritrovata disponibilità di materiali lapidei di grande qualità, gli artisti dell'epoca Tang sono riusciti a creare capolavori assoluti sia dal punto di vista esecutivo che da quello compositivo, soprattutto per quanto concerne le opere legate alla committenza della corte imperiale. Le giade di alta qualità create in questo felice contesto storico rappresentano una delle manifestazioni più elevate dell'arte cinese, ma permangono purtroppo di una straordinaria rarità, al punto da essere annoverate in via quasi esclusiva nelle collezioni di poche istituzioni museali di livello mondiale.
Sembra che la raffigurazione della Bixie come animale mitico abbia avuto origine nella cultura assiro-babilonese e che solo nel periodo Han l'intensificarsi dei contatti con i grandi regni occidentali ne abbia determinato l'introduzione in Cina, come evidenziato - tra gli altri - da S.H. Hansford a pag. 87 della sua fondamentale opera "Chinese Carved Jades" (Londra, 1968): "I quadrupedi alati sono sconosciuti alla precedente mitologia cinese, ma sono una caratteristica comune dell'immaginario babilonese e assiro, e il concetto sembra aver raggiunto la Cina nel periodo Han attraverso la sua esplorazione ed espansione verso ovest". Nell'evoluzione della cultura cinese, però, queste creature dalle fattezze quasi leonine sono state ben presto raffigurate quasi sempre prive delle ali che le caratterizzavano nei tempi più antichi, per cui gli esempi successivi agli inizi dell'epoca Ming che le ripropongono nella loro tradizionale iconografia di "winged animals" costituiscono manifestazioni di un gusto classicheggiante, inteso a creare un vero e proprio "revival" di una tipologia cripto-zoologica di cui non si comprendeva più l'esatta origine, né il significato. Il fatto che a questo animale mitico sia abbinata la figura di un bambino, oltretutto caratterizzato da un elegantissimo abito formale dalle ampie pieghe, segno dell'appartenenza ad un rango assai elevato nelle gerarchie di corte, rappresenta un evento incredibilmente raro e di assoluta eccezionalità, di cui si fatica a reperire un confronto non solo nelle opere di epoca Tang, ma in tutta la glittica cinese di ogni tempo. E' altamente probabile che l'associazione delle due figure dovesse creare, attraverso il meccanismo dell'omofonia, che rimanda ai vari significati di parole che in cinese hanno sostanzialmente la stessa pronuncia, una sorta di "rebus" per esprimere un significato nascosto beneaugurante, come spesso accade negli antichi intagli cinesi, circostanza resa ancora più plausibile dal fatto che a tale bestia alata fosse fin dall'antichità riconosciuto un importante ruolo protettivo contro il male.
L'eccezionale scultura in giada nefrite, che proponiamo nella presente scheda, è stata studiata da uno dei più grandi luminari della glittica cinese, autore di decine di saggi sulle opere in giada e già curatore emerito delle collezioni del Museo del Palazzo Proibito di Beijing, che la ha definita "probabilmente la più bella raffigurazione in giada di una Bixie alata sovrastata dalla figura di un bambino, eseguita durante la dinastia Tang, che si trovi ancora in mani private. L'opera appare rimarchevole sia per la rarità del soggetto, che per l'eccezionale finezza ed incisività dell'intaglio, che per il dinamismo e la complessità della raffigurazione, che ancora per l'elevatissima qualità della giada, di un superbo colore giallo con note che variano dal biancastro al beige fino ad un intenso color miele, con accenti di russet ed inclusioni brune. Oggi, in Cina un'opera di questo livello assurgerebbe senza dubbio al rango di tesoro nazionale" (libera traduzione dal cinese, n.d.s.). Questa straordinaria opera è stata trasformata nel 18° secolo in una snuff bottle, senza danneggiarne in alcun modo l'integrità e la completezza, per consentirne l'utilizzo ad un raffinato collezionista della corte imperiale, che in tal modo poteva sfoggiare un oggetto di eccezionale lusso e rarità sotto il pretesto dell'uso legato alla polvere da fiuto.
Per un confronto stilistico, si veda l'esemplare proposto nella foto n. 3 (courtesy of National Museum of China, Beijing), raffigurante una Bixie di giada di epoca Tang con elementi di notevole somiglianza.
Provenienza:
ex Coll. George EUMORFOPOULOS, Londra.
ex Coll. Dani GHIGO, Torino.
Esibito: TEFAF Maastricht, 1991.
Cina, dinasta Tang (618 - 907).
The new unified kingdom that followed the advent of the Tang dynasty (618 - 907), which enabled China to emerge from centuries of bitter internal conflicts, greatly stimulated and promoted the spread of the arts in all sectors, also giving new life to the carving of semi-precious stones. Also thanks to the advent of completely innovative working techniques compared to the past and to the new availability of high quality stone materials, the artists of the Tang period succeeded in creating absolute masterpieces both in terms of execution and composition, especially with regard to works commissioned by the imperial court. The high quality jades created in this happy historical context represent one of the highest manifestations of Chinese art, but unfortunately they remain extraordinarily rare, to the point of being counted almost exclusively in the collections of a few world-class museum institutions.
Seems that the depiction of the Bixie as a mythical animal have originated in the Assyro-Babylonian culture, and that only in the Han period the intensification of contacts with the great western kingdoms lead to its introduction in China, as pointed out - among others - by S.H. Hansford on p. 87 of his seminal work ‘Chinese Carved Jades’ (London, 1968): winged quadrupeds are unknown to earlier Chinese mythology, but are a common feature of Babylonian and Assyrian imagery, and the concept seems to have reached China in the Han period through its westward exploration and expansion. In the evolution of Chinese culture, however, these creatures with almost lion-like features were soon depicted almost always without the wings that characterised them in ancient times, so that the examples after the beginning of the Ming period that re-propose them in their traditional iconography as ‘winged animals’ are manifestations of a classical taste, intended to create a true ‘revival’ of a crypto-zoological typology whose exact origin and meaning was no longer understood. The fact that this mythical animal is combined with the figure of a child, moreover characterised by a very elegant formal dress with ample folds, a sign of belonging to a very high rank in the court hierarchies, represents an incredibly rare and exceptional event, for which it is difficult to find a comparison not only in works from the Tang period, but in all Chinese glyptic art of all times. It is highly probable that the association of the two figures must have created, through the mechanism of homophony, which refers to the various meanings of words that in Chinese have substantially the same pronunciation, a sort of ‘rebus’ to express an auspicious hidden meaning, as often happens in ancient Chinese carvings, a circumstance made even more plausible by the the fact that this winged beast has been recognised as having an important protective role against evil since antiquity.
This exceptional sculpture in nephrite jade, which we propose here, was studied by one of the greatest experts of Chinese glyptics, author of dozens of essays on jade works and former curator emeritus of the collections of the Forbidden Palace Museum in Beijing, who described it as ‘probably the most beautiful jade depiction of a winged Bixie topped by the figure of a child, made during the Tang dynasty, that is still in private hands. The work is remarkable both for the rarity of the subject, the exceptional fineness and incisiveness of the carving, the dynamism and complexity of the depiction, and the very high quality of the jade, a superb yellow colour with notes ranging from whitish to beige to an intense honey colour, with russet accents and brown inclusions. In China today, a work of this level would undoubtedly rise to the rank of a national treasure' (free translation from Chinese). This extraordinary work was transformed into a snuff bottle in the 18th century, without in any way damaging its integrity and completeness, in order to allow it to be used by a refined collector of the imperial court, who could thus flaunt an object of exceptional luxury and rarity under the pretext of its use in snuff.
For a comparison, see photo n. 3 (courtesy of National Museum of China, Beijing) depicting a very similar Tang period jade Bixie
Provenance:
ex Coll. George EUMORFOPOULOS, Londra.
ex Coll. Dani GHIGO, Torino.
Exhibited: TEFAF Maastricht, 1991.
China, Tang dynasty (618 - 907).